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Parco Carabè: un posto dove stare bene e gustare il gelato al Panbriacone

Parco Carabè: un posto dove stare bene e gustare il gelato al Panbriacone

Incastonato tra le suggestive balze del Valdarno, immerso nel verde della campagna toscana, a pochi km di distanza dalla nostra pasticceria, troviamo Parco Carabè, una gelateria siciliana che ha fatto dell’artigianalità la propria ragione di vita. A guidarla, insieme ai propri familiari e collaboratori, c’è Antonio Lisciandro, un uomo di cultura che con la sua simpatia e la sua intraprendenza ha dato vita a uno spazio unico, dove sentirsi accolti e coccolati.

Da Patti a Firenze, fino al Valdarno. Come nasce Carabè?

«La storia di Carabè inizia nel 1989» - ci racconta Antonio. «Avevo da poco concluso la stagione estiva nella gelateria dove lavoravo a Patti, in provincia di Messina. Spinto dai commenti di molti turisti fiorentini che si lamentavano per l’assenza, nella loro città, di un posto dove poter gustare la granita siciliana, decisi di partire. Arrivai a Firenze in treno e ci rimasi, aprendo di lì a pochi mesi la prima gelateria in via Ricasoli, a due passi dal Duomo. È così che nasce Carabè, annoverata di recente tra le attività storiche fiorentine come la prima gelateria tradizionale artigianale di scuola siciliana.»

La scelta di aprire il parco, tra le colline del Valdarno, nasce invece nel 2013 come coronamento di un sogno: avere uno spazio nel verde dove chiunque avesse qualcosa da dire o far vedere potesse sentirsi libero di farlo.

«Quando ho creato questo parco l’ho fatto pensando a uno spazio rigenerativo, dove stare bene, essere in contatto con la natura e gli animali e poter gustare dei prodotti di qualità: dalle granite ai gelati fino al tipico cannolo siciliano con la ricotta.»

Qualità e artigianalità prima di tutto, giusto?

«Esattamente. Per me, la qualità degli ingredienti è imprescindibile. Noi ci identifichiamo per la trasformazione delle materie prime: tutto quello che potete gustare da Carabè è frutto di un attento studio e un lento processo di trasformazione. Grazie alle ampie vetrate, chi viene qui può vedere dal vivo come si fanno le granite e il gelato artigianale siciliano. Risvegliare le coscienze delle persone sulla qualità del cibo per me è una vera missione. E quando i clienti scelgono cosa gustare, mi piace deliziarli con racconti del passato, donando nel mio piccolo una maggiore consapevolezza sulla cultura del nostro fare regionale e non solo.»

La sua è una famiglia con una lunga tradizione nell’ambito…

«Sì, saltando mio padre, nella mia famiglia siamo alla terza generazione di addetti al mestiere del “gelare”. Iniziò il mio bisnonno, continuò mio nonno e poi io, che ci sono arrivato quasi per caso. Un caso che è diventato la mia missione.

Il mio bisnonno partì dalle acque profumate gelate, antenate delle granite, a loro volta figlie di un retaggio arabo di savoir-faire trasmesso nei secoli dagli acquaioli. In Sicilia si incontravano spesso per strada queste figure che, in delle ampolle di terracotta, offrivano l’acqua fresca aromatizzata con petali di gelsomino, fiori di zagara e altri agrumi. Da quella cultura delle acque profumate nascono le granite e io cerco di rifarmi a quella tradizione lì, raccontandola e facendola rivivere.»

Da portavoce della tradizione siciliana a quella di un prodotto ormai tipico della tradizione dolciaria toscana: il Panbriacone. Come avvenne l’incontro con Bonci?

«È stato un incontro casuale. Come spesso dico, sono proprio i casi fortuiti a generare le cose migliori: nei primi anni dell’apertura ricordo che i Bonci vennero ad assaggiare il mio gelato e sin da subito è scattata una reciproca stima. Mi piace citare un detto coreano che dice: “gli uccelli dello stesso piumaggio quando si incontrano si riconoscono e volano insieme”. Ci siamo riconosciuti per la condivisa abnegazione verso il lavoro. Per entrambi il lavoro non è lavoro in senso tale ma una vera e propria missione: non nasce per vendere ma per meravigliare.

Negli anni abbiamo collaborato più volte insieme e, nell’ottica del mio parco come luogo di condivisione, abbiamo organizzato alcuni eventi dove abbiamo ideato il gelato Panbriacone. Il successo è stato strepitoso. Da lì la scelta di continuare a proporlo come gusto.»

C’è persino chi lo preferisce al dolce originale…

«Devo ammettere che qualcuno mi ha detto di preferirlo in forma di gelato, ma quello è per gusto personale. Quello che mi emoziona di più è vedere negli occhi della gente la meraviglia quando riconoscono sotto forma di gelato quelle esperienze sensoriali e gustative che sono uniche del Panbriacone. Chiunque lo assaggi esprime solo commenti di approvazione e di forte gradimento.

“Oh, che buono, ma senti, è preciso! Uguale!”.

E per me non c’è soddisfazione più grande che vedere un cliente felice, seduto ai miei tavolini, rilassato, mentre si gode un buon gelato ammirando la bellezza della natura che ci circonda.»

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